GOLDONI: Emanuele Barresi con “La fortuna si diverte” chiude con successo la stagione di prosa del teatro Goldoni di Livorno.

24 aprile 2015 19:55 Commenti disabilitati
Daniela Morozzi

Daniela Morozzi

LIVORNO – La stagione di prosa del Teatro Goldoni di Livorno, organizzata dalla Fondazione Teatro Goldoni, in collaborazione con Menicagli Pianoforti, e LEG, si è conclusa con la rappresentazione di una divertente commedia del commediografo livornese Athos Setti dal titolo “La fortuna si diverte” messa in scena in prima nazionale dalla Compagnia degli Onesti in cooproduzione  con la Fondazione teatro Goldoni  e Associazione Teatro dell’Aglio di Campiglia Marittima.

La regia è del livornese  Emanuele Barresi, che è anche l’interprete principale di questo testo teatrale nella parte di Alfredo, che ha dimostrato di essere un attore in grado di recitare sia la parte drammatica, che quella comica, così come Daniela Morozzi  (attrice nota al grande pubblico nel ruolo di Vittoria la poliziotta toscana della serie televisiva Distretto di Polizia) nel ruolo di Isola moglie di Alfredo.

Un duo Barresi e Morozzi ben sincronizzato nel mantenere il ritmo comico, e dialettale fiorentino della vicenda di questa “Fortuna si diverte”, che veramente ha divertito, lo hanno dimostrato i lunghi applausi a fine commedia, del numeroso pubblico presente in sala.

Gli altri interpreti: Fabrizio Brandi, Eleonora Zacchi, Riccardo De Francesca, Elisa Franchi, Erika Gori, Maurizio Canovaro, Alessandra Donati.

Emanuele Barresi

Emanuele Barresi

L’INTERVISTA…

Barresi cosa può dirci in merito a questa commedia?

“E’ una commedia che ha un significato particolare soprattutto per la città di Livorno perché è stata scritta dal livornese Athos Setti uno dei più importanti autori commediografi del ’900 che noi cerchiamo di far conoscere ancor di più di quello che lo sia soprattutto fuori Livorno.

Questa commedia è stata messa in scena da Eduardo de Filippo per 29 anni col titolo di “Sogno di una notte di mezza sbornia” e quindi a Napoli l’autore lo conoscono tutti. La commedia di Setti, che inizialmente aveva il titolo di “L’agonia di Schizzo” è stata interpretata anche da Petrolini e da Angelo Musco con altri titoli; una commedia portata in scena da tanti attori e capocomici.

Una versione è quella del 13 dicembre 1942 messa in scena al teatro del dopolavoro della metallurgica di Livorno, spettacolo di beneficenza a favore delle famiglie degli operai  della  SAFAC  che erano stati richiamati al fronte, che aveva come interprete nella parte di Alfredo tuo nonno Carlo Carpitelli assieme ad altri attori livornesi (Maria Marziali, Andrea Menicucci, Dina Macchia, Piero Bazzali e altri) come testimonia un documento proveniente dal tuo archivio di famiglia che ho visionato con grande commozione.

Voglio  quindi di ricordare Athos Setti e di parlare dei propri testi teatrali  attraverso anche un incontro che cercherò di organizzare quanto prima”.

Ci può parlare della Compagnia degli Onesti?

E’ un gruppo che lavora da qualche anno nel quale è entrata a far parte della compagnia Daniela Morozzi, l’unica donna non livornese, che ci dà un’importante contributo, che, oltre ad essere un’attrice molto brava, ha una grande capacità quella di adattarsi al gruppo con cui lavora,  che è un gruppo molto affiatato; nell’insieme riusciamo  a lavorare bene ottenendo consensi positivi da parte del pubblico che ci confortano”.

La parte  di Alfredo è quella di un uomo che vive con le ore contate perché i numeri suggeriti in sogno da dante Alighieri sono quelli del giorno della sua morte, cosa può dirci in merito?

“Quando morirò ho chiesto ai miei amici, e parenti, di far scrivere sulla lapide sono morto tante volte  in scena, e ormai ci ho fatto l’abitudine.”

Prossimi impegni  della Compagnia degli Onesti?

” Stiamo contattando il teatro San Babila di Milano, e altri teatri della Lombardia, ma spero soprattutto di rappresentare questa commedia nei teatri della Toscana proprio per far conoscere Athos Setti un commediografo livornese molto conosciuto a Napoli, in quanto un mio amico partenopeo, addirittura,  mi ha dato il libretto di questa commedia, che custodiva gelosamente nella propria biblioteca”

Massimiliano Bardocci

 

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