Cultura: Calasole al Caprilli programma di incontri a cura del Piccolo Teatro Città di Livorno “Parole e Jazz set”…“Cento anni di Jazz a Livorno e dintorni”

1 settembre 2014 01:47 Commenti disabilitati
ingresso ippodromo Caprilli

ingresso ippodromo Caprilli

LIVORNO – Ad oggi sono sei i libri che compongono la collana di musica delle Edizioni Erasmo:  “Traccia Fantasma” testi e contesti per le canzoni dei Virginiana Miller di Simone Marchesi (ottobre 2005); “Virginiana Miller, storie di parole e musica” di Andrea Raspanti (ottobre 2010); “A Livorno negli anni ’60 si suonava così” (novembre 2011) e “A Livorno negli anni ’70 si suonava così” (giugno 2012) di Massimo Volpi; “Livorno, dalla musica americana al Jazz – La storia, le storie” di Maurizio Mini e Andrea Pellegrini (aprile 2013); “Mirabolanti avventure di un jazzista” di Andrea Pellegrini (aprile 2014) libro più il Cd “Modigliani, il tratto, l’Africa e perdersi”, musiche di Andrea Pellegrini, eseguito dal Quintetto di Livorno.

La collana di musica delle Edizioni Erasmo sarà presentata mercoledì 3 settembre, alle ore 19.30, nel giardino della baracchina Alpe dell’Ippodromo Caprilli (ingresso dal viale Italia) nell’ambito del programma d’incontri CalaSole al Caprilli, promossi dal Piccolo Teatro Città di Livorno.

All’incontro, moderato da Ephraim Pepe del Piccolo Teatro, partecipano alcuni degli autori dei libri della collana: Maurizio Mini, Andrea Raspanti, Massimo Volpi e Andrea Pellegrini. Gli attori del Piccolo Teatro Città di Livorno leggeranno alcuni brani tratti dai libri della collana.

Nel corso della serata, che si concluderà con un aperitivo, Joaquin Cornejo, sax, Mattia Donati, chitarra e voce, e Andrea Pellegrini, tastiere, suoneranno alcuni brani jazz in “Cento anni di Jazz a Livorno e dintorni”. Questi i brani che saranno eseguiti: That’s a Pleny (Ray Gilbert – Lew Pollack – 1914); Angry (Dudley Mecum – Jules Cassard, Henry Brunes, Merritt Brunes – 1925); (Just a) Gigolò (Leonello Casucci, Enrico Frati – Bruno Pallesi – 1929); Maramao perché sei morto (Mario Consiglio – Mario Panzeri – 1939); Anthropology (Charlie Parker – 1946); Girl from Ipanema (Antônio Carlos Jobim – Vinicius de Moraes / Norman Gimbel – 1962); Portovenere (Andrea Pellegrini – 1993).

 Aperitivo 5 Euro.

I primi due libri pubblicati nella Collana, rispettivamente nell’ottobre del 2005 e nell’ottobre del 2010, riguardano la band livornese dei Virginiana Miller che nel 2013 si è aggiudicata il David di Donatello per la “migliore canzone originale” con il brano “Tutti i santi giorni” colonna sonora del film omonimo del regista Paolo Virzì tratto dal romanzo “La generazione” scritto da Simone Lenzi uno dei fondatori della band livornese: “Traccia Fantasma” di Simone Marchesi e “Virginiana Miller, storie di parole e musica” di Andrea Raspanti .

“Traccia Fantasma” testi e contesti per le canzoni dei Virginiana Miller di Simone Marchesi

“Le canzoni dei Virginiana Miller hanno testi affascinanti quanto impegnativi. Se non suonasse come un elogio della difficoltà gratuita…vorrei quasi dire che è proprio perché sono difficili che i loro testi si staccano da quelli dei più e hanno una buona chance di sopravvivere nella memoria, di sottrarsi alla legge dell’effimera stagionalità che consuma tanta musica pop”. Così inizia il libro di Marchesi. Nato da una lunga amicizia e da un’appassionata assiduità di ascolto, questo libro presenta, per la prima volta commentate, tutte le canzoni della band livornese Virginiana Miller. A chi già conosce gli album dei Virginiana le pagine del libro si offrono come chiave d’accesso al significato dei loro testi. Per chi li incontra solo ora, sono un invito a scoprire l’armonia tra parole e musica che anima le loro canzoni.

Simone Marchesi è Assistant Professor di letteratura francese e italiana all’università di Princeton (New Jersey), dove ha anche conseguito un dottorato in letteratura comparata. Dantista di formazione, ha pubblicato saggi sul Convivio e la Commedia, Boccaccio, Petrarca e Giovanni della Casa. Nel 2004, presso la casa editrice Olschki, ha pubblicato Stratigrafie decameroniane, un volume di studi sulle fonti classiche di Boccaccio.

“Virginiana Miller, storie di parole e musica” di Andrea Raspanti

“Tutto comincia una sera di giugno del 1985, con una birra tra amici in un locale del centro di Livorno e un sogno.E continua con un manipolo di adolescenti decisi a mettere in piedi dal niente un gruppo musicale che riesca nellimpresa di sintetizzare gli esiti più recenti della musica britannica con la tradizione cantautorale italiana…Il libro ripercorre la storia dei Virginiana Miller, il gruppo che ha silenziosamente rivoluzionato la musica pop italiana, dalla gavetta nella Livorno dei primi anni 90 alla gloria del loro ultimo disco, “Il primo lunedì del mondo”, raccontandone i successi e i momenti di crisi, seguendone i protagonisti sul crinale tra vita pubblica e privata. Arricchito da materiale fotografico inedito e dagli interventi di Sandro Veronesi, Giampaolo Simi, Riccardo Staglianò e del musicologo Marco Lenzi, corredato di un CD di canzoni tratte dai primissimi demo del gruppo e mai ascoltate prima, “Virginiana Miller. Storie di parole e musica” è scritto a cavallo tra giornalismo e narrativa in uno stile scorrevole e avvincente, alieno da gerghi e tecnicismi, concepito per essere teoricamente letto anche da chi dei Virginiana Miller non avesse mai sentito una canzone.

A questi due libri seguono, rispettivamente nel novembre del 2011 e nel giugno del 2012, altri due libri: “A Livorno negli anni ’60 si suonava così” e “A Livorno negli anni ’70 si suonava così” di Massimo Volpi.

A Livorno, a metà degli anni ’60, si formarono decine di gruppi musicali: alcuni ebbero breve durata, altri si mescolarono tra loro dando vita ad altri gruppi; qualcuno ebbe successo; anche qualche musicista fu chiamato a suonare in gruppi più famosi. Le Mummie, I Modì, I Giaguari, Gli Arcieri, I Satelliti, I Falchi, sono solo alcuni dei nomi di questi gruppi formati da giovani che si esibivano davanti a loro coetanei nei locali di Livorno e non solo. Di quell’avventura, nel tempo, si è perso traccia: se ne parla per sentito dire, per aneddoti. Ebbene, a raccontare quel periodo e mettere in fila quasi 80 gruppi musicali di quegli anni ci ha pensato Massimo Volpi con questo libro. Vecchie foto, nomi di gruppi musicali e quelli dei loro componenti, alcuni aneddoti, insomma un insieme che fa di questo libro un vero e proprio album dei gruppi musicali rock livornesi degli anni ’60 da collocare nello scaffale della storia cittadina. Con grande pazienza e determinazione Volpi è riuscito a contattare tanti di quei giovani di allora, oggi over 60, ed a ricostruire una memoria ormai in gran parte dispersa perché a volte dimentichiamo in fretta. Come in tutti gli album sicuramente mancherà qualche “figurina”, ma questo lavoro è comunque importante perché riguarda un periodo della nostra storia che, seppure “minima”, andava raccontata.

Massimo Volpi, speaker di Radio Incontro, ha proseguito poi nella sua ricerca ripescando e raccontando le band del decennio dell’austerity e delle prime tv a colori, dei capelli lunghi e delle grandi speranze, ha reso possibile una serata amarcord da zeppe e pantaloni a zampa di elefante: gli anni ‘70. “In quegli anni le band spuntavano fuori come funghi, e alcune di queste, come la Strana Officina o i Milvi, ottennero anche un buonissimo successo. Chitarre elettriche, basso e batteria. Dal beat al rock, prima dell’elettronica, bastavano pochi strumenti, e pure di bassa qualità, per divertirsi e divertire.”

 Nell’aprile del 2013 con la sua collana Erasmo affronta il tema del Jazz con “Livorno, dalla musica americana al Jazz – La storia, le storie” di Maurizio Mini e Andrea Pellegrini.

“Il Jazz livornese esiste. E’ un vernacolo, un accento, una sfumatura, non un dialetto, una lingua né un genere: nel Jazz è del tutto normale che chi lo fa ci aggiunga del suo, come nelle ricette del cacciucco. Ha tratti spiccatamente cosmopoliti, come tutto il Jazz, sempre; risente di influenze varie, è appassionato e ironico, contemporaneo e curioso, amante del vecchio e swingante ma anche aperto a tutte le forme del ‘900. E’ colto eppure a tratti selvaggio, è “tanto” ed è “vivo”… e ha a che fare con i pirati!

Per qualcuno si è incominciato ad ascoltare e suonare il Jazz a Livorno quando, durante la seconda guerra mondiale, arrivarono gli americani. Punto e basta. In realtà ciò è vero solo in parte: basta andare a leggere qualche giornale degli anni trenta, cercare qua e là ricordi e aneddoti tramandati dai nonni ai figli e guardare qualche foto scolorita in bianco e nero di Jazz Band livornesi d’epoca per scoprire – sorpresa ! – che a Livorno il Jazz qualcuno ha incominciato a suonarlo o semplicemente ascoltarlo già nei primi del novecento con le bande musicali cittadine, parrocchiali e di quartiere che assunsero il ruolo di vere e proprie scuole di musica, o anche dopo aver potuto vedere e sentire dal vivo alcune orchestre americane come quella del ballerino Harry Fleming che si esibì a Livorno nel 1933.

Livorno e il Jazz, quindi, e un libro per raccontare un periodo lungo un secolo, dai primi del novecento a oggi, in cui si sviluppa in alcuni musicisti livornesi la passione per il Jazz e per quella che agli inizi del novecento e fino agli anni cinquanta era musica americana”.

Nel libro sono scritte alcune storie di musicisti, frammenti di vite intensamente vissute, racchiuse in episodi veri che a volte appaiono perfino fantasiosi. Ci sono luoghi, dove per una serie di circostanze il Jazz sembra trovare maggiore accoglienza. Livorno è uno di questi, forse perché ha un porto con navi e merci che da centinaia di anni vanno e vengono da paesi e continenti lontani, con rapporti commerciali storici con l’America, e, proprio perché città-porto, Livorno è aperta a nuove idee, costumi e messaggi musicali. Così è stato per il Jazz.

Raccontare, quindi, la storia del Jazz livornese per raccontare da un punto di vista particolare, quello musicale, la storia della città ma anche con lo scopo di far conoscere il Jazz a un pubblico più numeroso: perché sia amato e sostenuto maggiormente.

Ultimo libro pubblicato nella Collana Erasmo musica (aprile 2014), è “Mirabolanti avventure di un jazzista” di Andrea Pellegrini completo del Cd “Modigliani, il tratto, l’Africa e perdersi”, musiche di Andrea Pellegrini, eseguito dal Quintetto di Livorno (Tino Tracanna, sax,
Tony Cattano, trombone, Andrea Pellegrini, pianoforte, Nino Pellegrini, contrabbass,o Michele Vannucci, batteria; musica di Andrea Pellegrini). Il Cd è realizzato a cura e con il contributo di Poderino Recording Studio di casale Marittimo.

La musica è vita, e anche quando diventa una professione non perde quel suo profondo significato di nutrimento per lo spirito e elemento fondamentale per cementare amicizie amori ed essere testimone di dolori. E qui Andrea Pellegrini ci racconta la sua vicenda di jazzista rappresentante di una famiglia di musicisti da generazioni, dove con i primi passi si respira il pentagramma e diventa naturale la scelta di uno strumento e di una via musicale. Andrea sceglie il jazz accompagnato dalla figura del padre scomparso. Una figura che cresce con le pagine del libro in un clima di rimpianto e di occasioni perdute.

E naturalmente la musica è libertà e così Andrea si precipita a Berlino quando in televisione vede il popolo di Berlino abbattere l’odiato muro, o quando vivendo l’esperienza del servizio militare, la musica diventa il pretesto e il fondamento per una solida amicizia. La musica è amore e qui l’isola di Capraia diventa testimone di vicende dove amore, musica e natura diventano un unico motivo. In queste pagine Andrea si racconta in storie, dove musica e vita sono un tutt’uno indissolubile.Il libriccino di Andrea Pellegrini è accompagnato da un cd con musiche dell’autore del libro e suonato dal quintetto di Livorno dal titolo “Modigliani”.

“Veramente. Ogni riferimento a fatti o persone qui è decisamente voluto. La verità è alla base di tutti questi racconti che sono in realtà cronache. La verità è alla base di tutti questi racconti che sono in realtà cronache. Non solo: oltre ai fatti, anche le emozioni sono quelle vere, che siano state provate da me o da altri, e cerco di descriverle più esattamente possibile. Dobbiamo ricominciare dalla verità, dalle cose vere semplici tipo ‘ho freddo, freddo davvero’ e mettere un ‘veramente’ davanti a ogni cosa che diciamo, per allenamento… che so, per un anno, toh!. Bisogna sempre fare la ‘prova del veramente’, una cosa che ho inventato io…”.

la redazione

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