Cultura: Marianna Sgherri presenta il suo libro Chi è Mayor von Frinzius? Una storia

27 novembre 2013 19:33 Commenti disabilitati

la locandina

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LIVORNO – Venerdì 29 novembre, alle ore 18, al Teatro Goldoni sarà presentato il libro di Marianna Sgherri Chi è Mayor von Frinzius? Una storia” (edizioni Erasmo). Sarà presente Lamberto Giannini, professore di filosofia e regista teatrale della Compagnia Mayor Von Frinzius.

Mayor Von Frinzius è una Compagnia teatrale formata da circa 75 attori, e diretta da 5 registi. Circa metà degli attori sono “normaloidi” l’altra metà, portatori di handicap psichico.È diretta da Lamberto Giannini, Lucia Picchianti, Francesca Vivarelli, Claudia Mazzeranghi e Marianna Sgherri.

Storicamente parlando, il teatro ha da sempre consentito di esprimere emozioni che non sono lecite nel mondo ordinario. Sul palco può accadere tutto: si può uccidere, amare, desiderare, odiare, senza che –eccezion fatta per l’azione teatrale – alcuna di queste emozioni abbia delle conseguenze sul piano reale. Il filosofo tedesco Nietzsche (1844–1900) divide in questo senso il teatro in due forze opposte: la forza dionisiaca, energica, sessuale, di spinta vitale, lontana da qualsiasi freno, e la forza apollinea che frena le pulsioni istintive in virtù della forma estetica. La tragedia greca funzionava, poiché racchiudeva in sé la spinta dionisiaca necessaria a sprigionare energia sul palco, rendeva catartiche tutte le rappresentazioni sia per gli attori in scena che per il pubblico. Ma con il tempo, le cose sono cambiate. Si è prestata sempre più attenzione alla forma, all’estetica delle rappresentazioni: l’apollineo ha cominciato a predominare sul dionisiaco. Un laboratorio teatrale che coinvolge soggetti disabili può appellarsi ad una forma o all’altra.

Lamberto Giannini già nel 1997 era dell’avviso, e lo è tuttora, che prestando eccessiva attenzione alla cura estetica della presenza scenica di un attore disabile si sarebbero ottenute “recitine” senza alcuna potenza emotiva o possibilità di catturare l’attenzione sincera del pubblico.

Non che uno spettacolo debba essere privo in toto della componente apollinea, ma è necessario sfruttare la naturale resistenza dei soggetti disabili al senso estetico imposto: una coreografia in cui 70 persone vanno a tempo è piacevole a vedersi, una coreografia in cui 65 persone vanno a tempo e 5 seguono un proprio ritmo e un proprio senso musicale può esplodere. La forma tenta di contenere la sostanza, ma la sostanza – le cinque persone che ballano fuori tempo – esplode, ed è proprio questa esplosione che diventa elemento teatrale.
Il teatro ha sempre avuto la funzione di esprimere emozioni non lecite nel mondo ordinario e Lamberto Giannini e Pier Giorgio Curti, psicologo e psicoterapeuta dell’Anffas (Associazione Nazionale di Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) questo lo avevano capito.

la redazione

 

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