Cultura&Spettacolo: Una chiaccherata con Ugo Pagliai … “Il teatro non potrà mai finire”…

Ugo Pagliai
LIVORNO - Ugo Pagliai grande attore del teatro di prosa italiano lo abbiamo incontrato nello scorso fine settimana al Centro Culturale “Vertigo”, dove ha tenuto, su invito dei direttori del centro Marco e Enzina Conte, uno stage di tre giorni sul monologo teatrale.
Grazie alla sua disponibilità, e per questo lo ringraziamo, così come i direttori del centro, abbiamo effettuato un’intervista.
Tenere un masterclass in un centro culturale come quello del “Vertigo” qui a Livorno, per lei, Pagliai significa che c’è voglia di fare teatro?
” Si, significa che c’è sempre anche la voglia di confessarsi; difatti la solitudine, che prevale in questi monologhi, che sono stati scelti da questi giovani allievi, è dovuta, secondo me, dal fatto, che si vive in un mondo di paura, e pieno di stranezze, che esseri umani non pensavano mai di commettere, e che ci portassero a questo limite di strada, che ci aspetta”.
In tutta la sua carriera artistica qual è il personaggio che per lei è stato quello che ha meglio interpretato, e che non dimenticherà mai?
“Devo dire sinceramente, che tutto quello che ho interpretato l’ho interpretato con grande amore, ed impegno, perché altrimenti non l’avrei fatto. Ho avuto anche la presunzione di rifiutare certi spettacoli, e certi testi, che mi avevano proposto, sia in televisione, che in teatro, scegliendone altri, naturalmente non mi pento di tutto questo, ed il fatto di aver scelto, e quindi di aver avuto la possibilità di essere felice al momento in cui esternavo certe problematiche mi ripagava di tutto il mio lavoro fatto prima, o quello futuro”.
A questo stage hanno partecipato molti giovani attori, da professionista del palcoscenico come lei quale consiglio può dargli?
“I giovani sono in prima linea sotto questo aspetto, in quanto sono protagonisti, a loro volta, di cose terribili; ma al limite della fantasia, per quanto riguarda ciò che sta avvenendo nella società attuale. Il teatro non potrà mai finire, e non potrà mai essere annullato dal presente perché c’è sempre qualcuno, che deve assolutamente raccontare la propria storia, o la propria favola, chiamatela come volete, ma insomma è un modo, o per scaricarsi di un qualche cosa, o per avvertire il prossimo, che possono avvenire anche per lui, diciamo, certi casi limite. Quindi direi andate avanti con la vostra scelta di fare teatro.”
Cosa è meglio di un teatro?
” Il teatro è un qualcosa dove c’è un palcoscenico, e le poltrone, come qua al Vertigo, e, dove, le persone vengono appositamente per vedere teatro, e quindi hanno già l’dea di condividere quello che viene rappresentato in quel momento dagli attori; una volontà propria del pubblico. Il teatro è un luogo dove non c’è nessuna distrazione , come, ad esempio, bambini, che vogliono essere coccolati dai genitori, o chiedono dolciumi, come invece può accadere guardando la televisione, o andando al cinema.”
Si parla di crisi del teatro cosa ci può dire in merito?
“ La crisi purtroppo incombe; ma è anche un meccanismo molto pericoloso, perché bisogna stare attenti a quelli, che si approfittano di questa cosa. La crisi economica c’è in tutto il mondo; ma è una cosa da vedere in maniera giusta con la lente d’ingrandimento, proprio per non cadere in trabocchetti dove poi, alla fine, gioisce chi ha un risvolto di questo tesoro, che poi è sempre in ballo”.
Nel ringraziarla di averci concesso questa intervista come ultima domanda le chiediamo… quali saranno i suoi prossimi impegni artistici?
“Sempre e sempre teatro. Ho avuto anche delle proposte televisive, e cinematografiche, però ci vado, come si suol dire, con i piedi di piombo, perché alcune le accetto con molto piacere, altre magari le accetto con molto meno piacere, ed altre le rifiuto totalmente. Il teatro prima di tutto, perché quello è un qualcosa che non tradisce mai. Prossimamente ho la ripresa di uno spettacolo dal titolo “Dipartita Finale”, testo scritto da Franco Branciaroli, che ha preso spunto da “Finale di Partita di Samuel Beckett, con lo stesso Branciaroli, Gianrico Tedeschi e Massimo Popilizio.”
Massimiliano Bardocci
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