Spettacolo: Rocco Papaleo in “Una piccolo impresa meridionale bis”
![]() Rocco Papaleo LIVORNO – Un esperimento di teatro canzone, come un diario da sfogliare a caso, che raccoglie pensieri di giorni differenti. Brevi annotazioni, rime lasciate a metà, parole che cercavano una musica, storielle divertenti o che tali mi appaiono nel rileggerle ora. Non è che un diario racchiuda una vita, ma di certo, dentro, trovi cose che ti appartengono, e nel mio caso l’azzardo che su alcune di quelle pagine valesse la pena di farci orecchiette, per riaprirle ogni sera a chi ha voglia di ascoltare. Fin qui, il senso della piccola impresa. A renderla meridionale, ci pensa l’anagrafe, mia e della band che tiene il tempo. Ma sarebbe meglio dire, il controtempo, visto che il sud, di solito, scorre a un ritmo diverso. La questione meridionale in fondo è tutta qui: uno scarto di fuso orario, un jet lag della contemporaneità che spesso intorpidisce le nostre ambizioni. Del corpo sociale, siamo gli arti periferici, dita e unghie. Il cuore pulsante batte altrove, mentre a noi, tutt’al più spetta la manicure. Dunque, un teatro a portata di mano, col desiderio, a ben vedere, solo di stringerne altre. |
Accattivante esperimento di teatro canzone, quasi un diario da sfogliare a caso, per la regia di Valter Lupo, scritto dallo stesso Lupo e dal protagonista, Rocco Papaleo. In scena, insieme a lui, un ensemble musicale di notevole spessore.
Canzoni, racconti, battute… sin dalle presentazioni, è subito chiara la matrice meridionale dello spettacolo: due fratelli siciliani – rispettivamente alla chitarra ed alle percussioni – due cugini abruzzesi e l’attore principale, neanche a ricordarlo, lucano… come altro poteva intitolarsi questo spettacolo?
Questa piccola impresa racconta aneddoti, storie della quotidianità, di quelle che evocano ricordi e che vale la pena raccontare, “facendoci un’orecchietta”, come dice l’autore-attore Papaleo.
E mentre pensa al suo primo amore per Maria Teresa, una ragazza conosciuta durante la festa patronale del suo paese , ricorda il pane e frittata che gli preparava sua madre… .e che, tolta la madre, perde il suo sapore…. il suo carattere… sa di nulla.
E ricorda suo padre che, ogni domenica mattina, intonava Fly Me To The Moon di Frank Sinatrasolo se era bel tempo, avvisando tutti a casa delle previsioni meteo della giornata in questo insolito e nostalgico modo.
Molto intimistici ed emozionanti i monologhi di Papaleo, spesso scanditi dalle note della band.
Rocco Papaleo, lucano doc, viene definito in tanti modi, attore di cinema e teatro, ma anche musicista, cabarettista, comico, regista, conduttore tv. Mille sfaccettature per un solo personaggio che ama dire «sono soprattutto un cantautore. Ho sempre suonato la chitarra per accompagnare le mie canzoni». Canzoni che «non risolvono i problemi sociali…ma nemmeno ne creano»
Da tempo pratichi il teatro-canzone?
È un modo di raccontare dove la narrazione entra ed esce dal modulo canzone. Il linguaggio si esplica nell’incontro tra musica e parole, un incontro senza soluzione di continuità come se fosse un’unica partitura musicale. Faccio cinema, televisione (la recente esperienza televisiva a Sanremo, ndr) ma ho bisogno del palcoscenico. Il teatro ha la forza del presente, è mentre sta accadendo, è vivo e in vista. E ha bisogno di una cosa sola: della vita. Per questo la vita ha bisogno del teatro. E sarà sempre così. In questo periodo sto portando in scena “Una piccola impresa meridionale”, un altro esempio di teatro-canzone, dove le canzoni sono alternate da piccoli viaggi intorno alle persone e alle cose che le hanno ispirate.
La tua carriera è iniziata con alcuni spettacoli destinati ai piccoli delle materne. Poi hai spesso lavorato con i ragazzi. Pensi che la scuola possa essere un “teatro”?
Credo che il teatro possa essere una scuola. Un’occasione di crescita culturale che passa attraverso la co-municazione e lo scambio di esperienze, la relazione con gli altri, la consapevolezza delle proprie capacità. Il teatro, per chi lo insegna, è un osservatorio privilegiato, mentre per lo studente è un laboratorio privilegiato, proprio perché unisce al momento teorico, “di studio”, un momento pratico, di interpretazione sulla scena. Attraverso il teatro si impara a lavorare in gruppo, a scoprire le proprie risorse.
Hai spaziato in tutti i campi dello spettacolo, ma da quale ambito artistico pensi che i ragazzi siano più attratti?
La televisione è sicuramente al primo posto. Basti pensare alla frenesia e alle code che si creano per i provini del Grande Fratello. Già i quindicenni ci sperano e vorrebbero compiere i diciotto anni per potervi accedere. La tv è una scorciatoia per emergere subito. Certo preferirei che si facesse la fila per assistere ad un concerto di musica classica, o ad uno spettacolo teatrale, o per l’ingresso ad un museo, o per entrare in una libreria.
Appuntamento: 8 marzo ore 21
Dove? Teatro Goldoni
Sabato 8 marzo, 0re 17,30 – Sala Mascagni
Rocco Papaleo incontra il pubblico
Ingresso libero fino ad esaurimento posti
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