Cultura: Il Bolero e la sua storia. Intervista con Grazia Galante, danzatrice di grande fama

Grazia Galante
LIVORNO – Il secondo appuntamento in programma per la stagione di danza della Fondazione Teatro Goldoni, in collaborazione con Menicagli Pianoforti e LEG,ha fatto salire sul palcoscenico del teatro labronico Grazia Galante, danzatrice di grande fama, che ha ricevuto numerosi premi alla carriera in Italia, ed all’estero, ed alla quale il ministro della cultura francese le ha conferito l’onoreficenza di Chavalier Des Arts et Des Lettres, la seconda artista italiana a riceverlo, dopo Marcello Mastroianni, che ha presentato lo spettacolo “Bolero omaggio a Bejart”.
Il Bolero è una danza popolare spagnola nata alla fine del 1700, che ha origini ed etimologia non del tutto certe, che, Ravel, compose per Ida Rubinstein nel 1928, e che lui stesso descrisse così: “trattasi di una danza dal movimento moderato, e costantemente uniforme, tanto nella melodia, che nel ritmo quest’ultimo marcato dal tamburo con un crescendo orchestrale, che nè costituisce un elemento di diversità dalle altre danze”.
Questa descrizione si è rivista rappresentare nell’affascinante spettacolo della Compagnia Almatanz con protagonista Grazia Galante, ed i suoi giovanissimi ballerini applauditissimi al finale, dopo i 18 minuti di questo Bolero di Ravel; uno spettacolo dove ha prevalso l’espressione di questi danzatori attraverso la danza, e, soprattutto, il ritmo, che con il suo crescendo inghiottisce la melodia.
Con questo spettacolo Grazia Galante ha voluto rendere omaggio a Maurice Bejart il coreografro francese, nato a Marsiglia il 1 gennaio 1927, e deceduto a Losanna il 22 novembre 2007,,che nel 1961 propose al pubblico questo Bolero, e scritturò, nel corso degli anni vari, interpreti tra cui Grazia Galante stessa, la quale è rimasta nella compagnia di Bejart per ben 12 anni, interpretando più di 200 spettacoli l’anno in tutto il mondo. Le coreografie dello spettacolo erano di Luigi Martelletta, Maurice Bejart e Grazia Galante.
Per merito della Fondazione Teatro Goldoni, che con questo spettacolo, andato in scena il 27 marzo, ha festeggiato la giornata mondiale del teatro, evento nato a Vienna nel 1961, abbiamo incontrato Grazia Galante, che gentilmente, e con molta disponibiltà, ci ha concesso un’intervista.
Come è nata l’idea di portare in scena questo spettacolo che rende omaggio a Maurice Bejart il coreografo, che ha sempre considerato Lei come sua stella?
“Io ho avuto la fortuna di stare con il maestro Bejart per dodici anni, ho frequentato anche la sua scuola Mudra di Bruxelles, da quando avevo 16 anni, sino ai 30, un momento importante della vita e fondamentale della crescita sia umana che come ballerina e artista, quindi posso considerarmi quindi come una sua creatura. Quello che mi ha insegnato Bejart, soprattutto sulla scena, è quello di non fare; ma essere, quindi, quando io ballo il Bolero, non ballo il Bolero; ma sono il Bolero.
I due assoli che presento al pubblico in questo spettacolo sono due assoli, che Bejart mi ha regalato, e che ha creato per me nel 1984 quindi “Light”, che significa nello stesso tempo leggero, e luminoso come lui stesso mi considerava, l’altro pezzo “Il Candore e la Passione” è molto particolare perché ci sono due persone del ventesimo secolo, che hanno fatto una cosa per me, ossia Bejart la coreografia, e Gianni Versace il vestito, che lui stesso mi cucì addosso, che ora cade a pezzi; ma lo indosso ugualmente. Per me questi sono gli ultimi spettacoli della mia carriera artistica, che vorrei chiudere in bellezza proprio con uno spettacolo dedicato a colui, che è stato il mio maestro”.
Ci può parlare di questa compagnia Almatanz?
“E una compagnia composta da giovanissimi ragazzi ballerini, devo dire che, oggi vedere, dei giovani, che si dedicano con estrema, e massima passione, alla danza, ed alla scena, ci fa vedere il nostro futuro, e quindi il volto più bello dell’umanità”.
Parlando di giovani qual è il messaggio che rivolge a coloro, che vogliono avvicinarsi al mondo della danza, ed intraprendere la carriera artistica di ballerino?
“il mio messaggio è quello di dire che è un mestiere bellissimo, e faticosissimo, però diciamo che è un privilegio. Noi danzatori lavoriamo tantissimo, però, poi, abbiamo quel momento del palcoscenico, che ci dà soddisfazione, perché capiamo che possiamo arrivare al cuore di tutte le persone che formano il pubblico, che assiste ai nostri spettacoli, che è una massa anonima ma con un cuore solo”.
Massimiliano Bardocci
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