Cultura: Presentato “Dallo scudetto ad Auschwitz” di Matteo Marani. La Sala Ferretti…easurita con allenatori, arbitri e gli alunni del Liceo Enriquez

da sx: Pino Burroni, Luca Salvetti, Gianni Giannone,Massimo Gulì, Matteo Marani, Renzo Ulivieri ( foto gianpi)
LIVORNO – “Dallo scudetto ad Auschwitz”, un titolo che il suo autore, Matteo Marani, direttore del Guerin Sportivo, non avrebbe voluto. A lui sarebbe piaciuto “Chi è Arpad Weisz?”, perché pochi ricordano cosa fatto nel calcio italiano, e come è morto.
Bari, Inter, Bologna, Novara, le squadre che ha portato in alto, alcune a vincere lo scudetto, praticando un calcio, che come lo ha definito Renzo Ulivieri, presidente dell’Associazione allenatori, tutt’ora attuale, che molti allenatori, di oggi, dovrebbero imparare i suoi metodi. Il primo allenatore che ha introdotto la preparazione atletica, ed il primo, che si è messo in mutandine, e si è allenato con i giocatori. Grazie alle ricerche di Marani il quadro è completo. Nel suo libro non parla solo dei suoi successi italiani; ma riporta alla luce, pagine dimenticate, dopo che è dovuto fuggire dall’Italia perché ebreo, per finire in Francia, in Olanda, per andare, poi, a moire in un campo di sterminio.
Il libro è stato presentato alla Sala Ferretti della Fortezza Vecchia… esaurita. Da tempo non vedevamo tanta gente per la presentazione di un libro, e, specialmente, con questo tema.
Una sala dove non solo gente con i capelli bianchi, o rappresentanti di ANPPIA, ANEI ed ANPI; ma tanti giovani, di ambo si sessi, una folta rappresentanza dell’Associazione allenatori di Livorno, con il loro presidente Pino Burroni, dell’Associazione arbitri, Paolo Nacarlo, addetto stampa del Livorno calcio, il Coni con il suo Delegato provinciale, Gianni Giannone, il consigliere Mario Fracassi, e Patrizia Gini, ed alunni ( oltre trenta) del Liceo Enriquez, che hanno scelto “indirizzo sportivo”, accompagnati dai loro insegnanti.
Unico assente David Nicola, il non dimenticato allenatore del Livorno della promozione in serie A. Era a Torino per al funerale di una persona amica.
Luca Salvetti, Granducato Tv, ha fatto da curatore del … programma, con la consueta maestria, e competenza.
Matteo Marani ha esposto le pagine del suo libro, soffermandosi su particolari significativi, riscuotendo l’approvazione della platea, dando motivo di domande. Oltre 4 anni per raccogliere il materiale su Weisz, spostandosi fino in Olanda. Per una parte del materiale, ha detto l’autore, sono stato fortunato, perché, essendo bolognese, gli archivi anagrafici, e storici, di quando l’ungherese ha abitato a Bologna, li ho avuto a portata di …penna.
Reno Ulivieri, oltre a far capire, che tipo di allenatore fosse stato, e le novità che aveva portato, ha sottolineato, che, il libro, sarà sicuramente, un messaggio importante per i nostri giovani, come del resto si augurava Massimo Guli’, assessore all’Associazionismo e Volontariato del Comune d Livorno, che ha voluto presentare questo libro a Livorno inserendolo nelle iniziative per la “Giornata della Memoria”. Tra l’altro Guli’ ha voluto aggiungere … messaggio alle nuove generazioni per non far succeder, ancora, queste tragedie…
Alle varie domande del pubblico vogliamo sottolineare alcune risposte.
Renzo Ulivieri…La mano alzata a pugno chiuso vuole dire solidarietà, la mano alzata a mano aperta vuol dire sterminio…. Dovremo sentirsi cittadini del mondo…
Matteo Marani… La tessera del tifoso è stato un monumento del fallimento, e la Federcalcio si è appiattita sulla questione… ( tra l’’altro Platini disse, allora, “ E’ una cosa all’italiana”)
Molti i giornalisti presenti, i quali hanno, hanno rivolto osservazioni, e domande. Noi vorremmo citare quella di Flavio Lombardi, che ci sembra molto significativa, rivolgendosi a Marani… Di solito, non vai a presentare il tuo libro, anche per l’impegno con il tuo giornale; ma a Livorno sei venuto, non solo, perché l’estate vieni, tutti gli anni, a passarci le ferie; ma, anche, perché Livorno è una, delle poche, città europea, che non ha mai avuto un ghetto, anzi…
“Dallo scudetto ad Auschwitz”, un libro che, siamo certi, i livornesi non si faranno sfuggire l’occasione per leggerlo.
Chi è…. Arpad Weisz

Arpad Weisz a Bologna
Árpád Weisz, sovente italianizzato in Arpad Veisz secondo i dettami dell’ autarchia fascista( Solt, 16 aprile 1896-Auschwitz, 31 gennaio 1944), è stato un calciatore de allenatore di calcio ungherese.
Figlio di due ebrei ungheresi, Weisz fu giocatore di livello medio-alto: giocò per la propria nazionale, anche al torneo olimpico del 1924 di Parigi (ma in quest’occasione non venne mai schierato nelle due partite disputate dalla propria nazionale) –, e come calciatore semi-professionista tra Ungheria, Cecoslovacchia, Italia, ed Uruguay.
Come allenatore, dopo gli apprendistati in Sudamerica ed all’Alessandria, raggiunse la fama con la vittoria del titolo italiano alla guida dell’Ambrosiana ( oggi Inter) nella stagione 1929-1930, la prima disputata a girone unico. Lo scudetto vinto con la squadra milanese fece di Weisz, allora trentaquattrenne, il più giovane allenatore a laurearsi campione d’Italia, record tuttora imbattuto.Nel periodo di permanenza a Milano fu inoltre lo scopritore di Giuseppe Meazza.
Nel 1930 fu co-autore con Aldo Molinari di un famoso (all’epoca) manuale, lI giuoco del calcio, testo all’avanguardia rispetto ai dettami “inglesi” del tempo.
Negli anni successivi allenò il Novara e il Brai, passando poi nel 1935 al Bologna squadra con la quale conquistò i campionati 1935-1936 e 1936-1937.
Coi rossoblu nel 1937 vinse a Parigi anche il Torneo dell’Esposizione, imponendosi con un secco 4-1 sul Chelsea
In seguito alla promulgazione delle leggi razziali, istituite nel 1938 dal regime fascista al potere in Italia, Weisz dovette lasciare prima il lavoro e poi il paese, riparando a Parigi con la moglie Elena (Ilona Rechnitzer, pure lei ebrea ungherese) e i figli Roberto e Clara.
Pochi mesi dopo, la famiglia Weisz si trasferì nel piccolo paese di Dordrecht, nei Paesi Bassi, dove Arpad allenò la squadra locale, il DCF. In seguito all’occupazione tedesca dei Paesi Bassi, i Weisz furono dapprima rinchiusi in campi di lavoro, e successivamente deportati nl campo di concentramento di Auschwitz, ove trovarono morte nel 1944
Di fatto dimenticato e caduto nell’oblio per quasi sessant’anni,solamente nel gennaio 2009, su iniziativa del Comun di Bologna, è stata posta una targa in sua memoria sotto la torre di Maratona nello Stadio Dall’Ara. Il 27 gennaio 2012, in occasione della giornata della memoria, è stata posta una targa anche allo stadio Giuseppe Meazza di Milano, , per ricordare l’allenatore del terzo scudetto nerazzurro. Il 15 gennaio 2013 gli è stato dedicato il quarto di finale di Coppa Italia tra Inter e Bologna, coi giocatori delle due squadre che sono entrati in campo con una maglietta commemorativa.
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