Cultura-Operetta: “IL PAESE DEI CAMPANELLI” un’operetta senza età. Intervista a Matteo Micheli

una scena
LIVORNO – La prima volta che venne rappresentata fu a Milano nel 1923, e divenne subito popolare tanto da essere rappresentata accanto alle opere liriche maggiori.
“Il Paese dei Campanelli” operetta con musica di virgilio Ranzato e Carlo Lombardo, che ne ha scritto anche il libretto. Lo spettacolo è andato in scena nel corso della stagione lirica della Fondazione Goldoni, organizzata in collaborazione con Menicagli Pianoforti e LEG, al teatro Goldoni di Livorno, e rappresentata dalla storica Compagnia Italiana di Operette, fondata negli anni ’50, che ogni anno si rinnova nel suo organico; ma resta sempre fedele al genere della piccola lirica, come viene definita l’operetta.
La storia del “Paese dei Campanelli” ruota intorno a una vicenda di amore, e tradimento, intramezzata da vari equivoci comici, che si svolge in un’isola olandese, governata da un borgomastro, e consiglieri comunali creduloni, dove, le abitazioni, hanno sopra la porta un campanello magico, che, secondo una leggenda, suonano al momento in cui all’interno della casa qualcuno commette un adulterio; i campanelli suoneranno infatti quando le donne del paese verranno conquistate da alcuni marinai inglesi sbarcati in questo luogo da una nave, che si è dovuta fermare a causa di un gusto meccanico, e, successivamente, con l’arrivo sull’isola delle mogli dei marinai stessi, che, prima di riconquistare i mariti, si concedono qualche momento felice con gli uomini del luogo.
La leggenda narra, però, che, se un giorno, ogni cento anni i campanelli resteranno muti, non suoneranno più; quel giorno purtroppo cade durante la sosta dei marinai e su quell’isola, a causa del marinaio La Gaffe, che riesce a rovinare tutto, ritorna l’incubo dei campanelli.
Naturalmente, come in ogni operetta, gli interpreti principali erano affidati al tenore Massimiliano Costantino (Hans), alla giovanissima soubrette Silvia Santoro (Bon Bon), ed al comico Matteo Micheli (La Gaffe), senza tralasciare tutti gli altri attori compreso il corpo di ballo.
La regia dello spettacolo era del livornese Marco Prosperini, che interpretava anche la parte del consigliere Tarquino, marito della bellissima Bon Bon. Sulla scena quindi giovanissimi attori, che dimostrano di avere un grande talento, e che, soprattutto, dimostrano di amare, e di portare avanti, con grande impegno, questo genere di spettacolo, che è l’operetta.
Le arie più famose “Le Violette, Quando il giorno muor, Luna tu, Canzone del latte, La giavanese e Quello che gli ama” sono riecheggiate al teatro Goldoni, facendo così trascorrere, al pubblico presente, una domenica all’insegna della buona musica, il tutto ricompensato da applausi, che dimostrano che, l’operetta, non ha età, e che è sempre apprezzata.

Matteo Micheli
Il comico Matteo Micheli, da noi intervistato, ci ha detto… “premetto che, pur essendo nato a Varese, sono un pochino livornese, perché mio padre è nato a Livorno, mia madre materana, ed anche un po’ pisano, ahimè, di tradizione, e formazione; ma sangue adorato livornese, perché, mio zio Maurizio Micheli, noto attore, è livornese anche lui. Forse è lui, tra virgolette il colpevole, che mi ha trascinato nel mondo dello spettacolo, perché l’ho seguito in Toscana in alcuni suoi spettacoli, quando ero ancora piccolo, e facevo il cantante. Mi stupii nel vedere uno dei sui spettacoli, e mi domandai, che se quello era il recitare, anche io, voglio recitare come loro. Poi ho frequentato un corso al Comitato Estate Livornese con Paolo Migone, Emanuele Barresi, e Marco Conte, che bellissimi tempi, nonostante facessi scuola anche a Pontedera.
Adoro l’operetta e ho debuttato con questo genere di spettacolo diciotto anni fà proprio con la compagnia di operette. Uno non sceglie secondo me il genere di spettacolo da portare avanti come carriera, sei tu stesso che cerchi di fare quello che ti capita, e che ti offrono.
Feci il provino per questa compagnia, e superai la prova. Da qui iniziai a lavorare con loro interpretando anche altri ruoli, e ne sono tutt’oggi molto orgoglioso di farne parte. Siamo una grande famiglia, e tutti i componenti, di questa compagnia, sono di grande bravura, ci aiutiamo l’un con l’altro, e non esistono quindi i primi attori,siamo tutti uguali. Effettuiamo, quindi, quello che posso definire un lavoro di squadra.
Ottima la regia di Marco Prosperini, che ha saputo dare valore a questo spettacolo lavorandoci a lungo registicamente, senza lasciare vuoti teatrali in ogni battuta della vicenda. Posso dire quindi viva l’operetta, viva il teatro in generale, viva la cultura. Speriamo che passi questo momento di crisi, che colpisce anche questo settore, e che si ritorni a investire bene nel teatro i finanziamenti pubblici”.
Massimiliano Bardocci
08:34
GRAZIEEEEEEEEEEE INTERVISTA…..HEM SOLO UNA PRECISAZIONE…..IO NON HO DETTO HAIME’ A PISANO….AMO LA MIA CITTA’ DI ORIGINE(“CULTURALE”)…COME DA BUON IBRIDO HO TRA I LIVORNESI ALCUNI DEI MIEI AMICI PIU’ CARI…