Concerto-Spettacolo: L’iniziativa del Rotary Club Livorno e Rotary Livorno Mascagni, il ricavato sarà interamente devoluto all’Associazione Cure Palliative, presentano “Riccardo il rivale”

19 febbraio 2014 02:06 Commenti disabilitati
l'orchestra del "Riccardo il rivale"

l’orchestra del “Riccardo il rivale”

LIVORNO – Dopo Un certo signor G., omaggio al Verdi risorgimentale e patriottico realizzato in occasione delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’unità d’Italia e l’omaggio a Mozart con W.A.M. Il Genio, il concerto-spettacolo Riccardo il rivale, rappresenta il terzo capitolo di una trilogia progettata dalla Fondazione Teatro in coproduzione con il Rotary Club e da questa edizione insieme al Rotary Club Mascagni di Livorno.
Riccardo il rivale vuole sottolineare le relazioni e le affinità non troppo recondite di due grandi musicisti di teatro coetanei che la tradizione storiografica e musicologica ha voluto da sempre dipingere come avversari e rivali: Richard Wagner (Lipsia, 1813 – Venezia, 1883) e Giuseppe Verdi (Le Roncole, 1813 – Milano, 1901). Due autori senza i quali il grande Romanticismo europeo non avrebbe senso e la cultura musicale del Novecento risulterebbe magra e impoverita.
Wagner e Verdi furono spesso opposti l’uno all’altro come esponenti di due mondi diversi, l’uno legato alle smanie di assoluto del romanticismo teutonico, l’altro alla sanguigna e realistica concretezza dell’Ottocento italiano; il primo come esponente di un teatro musicale di avanguardia – “musicista dell’avvenire” fu definito Wagner dai rappresentanti della Scapigliatura milanese, Arrigo Boito in primis -, il secondo come ultimo erede della grande tradizione operistica italiana iniziata da Gioachino Rossini e portata a proseguimento da Vincenzo Bellini e Gaetano Donizetti.
A questa contrapposizione contribuirono non poco le dichiarazioni tutt’altro che lusinghiere di Richard Wagner su certa produzione operistica italiana del primo romanticismo (anche se Norma di Bellini fu uno dei ‘cavalli di battaglia’ di Wagner direttore d’orchestra) e gli attacchi di Verdi a certe lungaggini e a certe astruserie della musica tedesca (“torniamo all’antico e sarà un progresso”, sosteneva il grande emiliano difendendo le tradizioni più antiche della musica italiana). Ma in realtà le contaminazioni e le reciproche influenze tra i due geni furono molteplici. Wagner, con la sua concezione totalizzante del melodramma – opera d’arte totale dove si fondono musica, azione scenica e testo teatrale, ovvero il libretto – si riallacciava al grande modello della tragedia greca (lo sottolineò magistralmente Friedrich Nietszche nella sua Nascita della tragedia, vero atto d’amore del grande filosofo nei confronti della musica del Maestro di Lipsia): lo stesso modello che i fondatori del teatro in musica, gli esponenti della rinascimentale Camerata Fiorentina, vollero ricostruire alla fine del Cinquecento con il melodramma degli esordi e che Verdi ebbe caro soprattutto fin dall’esperienza della sua Trilogia popolare (Rigoletto, Trovatore, Traviata), con la sua ricerca di una più profonda compenetrazione tra musica e azione teatrale. E lo stesso Verdi, a partire dalla sua produzione più matura, aderì alla lezione di Wagner – con il quale giustamente si fa nascere il cosiddetto “teatro di regia” – curando personalmente le “disposizioni sceniche” delle proprie opere più tarde, assumendo il ruolo di regista delle sue creazioni.
Proprio per questi motivi si sono scelte alcune tra le più celebri pagine wagneriane nelle quali più forte si rivela il legame con l’Italia e con la sua cultura operistica: la presenza di brani verdiano tratti dalla Traviata – che nel progetto iniziale doveva intitolarsi Amore e morte – e dalla Forza del destino rappresentano la convergenza di Verdi su un tema cara all’Autore di Lohengrin, Walkiria e Tristano e Isotta: il binomio Eros-Thanatos. E tra le pagine wagneriane spiccano alcuni titoli – Lohengrin e Tristano – che furono tra i capolavori prediletti di Pietro Mascagni direttore d’orchestra: anche il musicista livornese fu – come il coetaneo Gabriele D’Annunzio – wagneriano fervente; definì Wagner “il papà di tutti musicisti” e aderì alla poetica del dramma musicale in gran parte dei suoi lavori più originali: dal giovanile Ratcliff (1895) all’esotica Iris (1898) e alla terna Amica (1905) – Isabeau (1911) – Parisina (1913), senza dimenticare la scrittura delle musiche da film per Rapsodia Satanica e il poema sinfonico Visione lirica, in cui l’influenza di Tristano e Isotta è particolarmente evidente.
Riccardo il rivale ci fornisce, inoltre, l’occasione di ascoltare alcune composizioni importantissime di un autore come Richard Wagner: un bellissimo banco di prova e un grande momento di crescita per i giovani componenti dell’Orchestra del Cantiere Lirico della Fondazione Teatro Goldoni, per il direttore d’orchestra Mario Menicagli al suo primo approccio con la musica del grande tedesco, e per il soprano Maddalena Calderoni, una delle voci emergenti dell’ultimo Cantiere Lirico dedicato a Pietro Mascagni, Cavalleria rusticana e Parisina. Un nuovo avvincente traguardo per uno dei filoni più rilevanti della nostra programmazione lirica, quel Progetto “La Bella Europa” che in questa stagione, grazie alla presenza di grandi autori quali Mascagni, Bizet, Offenbach e ora Wagner, vede l’Italia ‘abbracciare’ la Francia e la Germania nel segno del teatro musicale.
Alberto Paloscia, Direttore artistico Stagione Lirica Fondazione Teatro Goldoni

Spettacolo Fuori Abbonamento….Modalità e prezzi biglietti. Per la partecipazione allo spettacolo biglietti in vendita con posto assegnato presso la biglietteria del Teatro Goldoni, con il seguente orario: da martedì al sabato ore 17/20; prezzi  €.25/€.20 (al completamento del I settore).

la redazione

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