Cultura: “La Duchessa di Chicago” l’operetta poco conosciuta. Intervista al regista, livornese, Marco Prosperini

Marco Prosperini
LIVORNO – Il fascino dell’operetta è tornato sul palcoscenico del teatro Goldoni di Livorno con la messa in scena de “La Duchessa di Chicago”, due atti con la musica di Emmerich Kalman , librettista Julius Bramer e Alfred Gruwald, rappresentata dalla storica Compagnia Italiana di Operette.
La prima esecuzione di questo lavoro avvenne il 21 giugno del 1929 a Vienna al Theater an der Wien, ed oggi lo ritroviamo rappresentato nei teatri italiani, grazie alla Compagnia Italiana di Operette, ed al lavoro del suo regista Marco Prosperini un livornese purosangue.
Le brillanti vicende di questa “Duchessa di Chicago” sono ambientate in una Vienna degli anni ’20 sullo stile “del cabaret-politico”, che si svolgeva in alcuni ambienti culturali evoluti della città austriaca, e che l’autore prese come esempio prendendo di mira, con ironia, gli anni ruggenti americani, dopo aver effettuato un viaggio oltre oceano.
Gli interpreti sono dei bravissimi giovani talenti di questo tipo di spettacolo, la piccola lirica come viene definita, tra i quali spicca il nome, di Matteo Micheli, per dinastia livornese, in quanto parente dell’attore labronico Maurizio Micheli, e di Silvia Santoro, che interpretavano, rispettivamente, il ruolo Mister Bondy, e Miss Mary Lloyd.
L’intervista al regista Marco Prosperini
“La Compagnia Italiana di Operette, è una grande tradizione teatrale, la più antica d’Italia, è un prestigio da difendere e per chi ci lavora è un grande onore. Ha scelto di rappresentare questa nuova operetta che ha segnato in realtà la linea di confine tra la fine del mondo operettisco e l’inizio del musical; Kalman andando in America diventò un grande amico di Gershwin, questo musicista compose la celebre “Rapsodia in blu” sul pianoforte di Kalman stesso, e conoscendo la realtà d’oltreoceano scrisse questo lavoro con contenuti espressi attraverso il musical ma mantenendo la forma originale dell’operetta con il tenore e la soprano.
Un’operetta poco conosciuta ma di rilievo. Ho apportato alcune modifiche al testo originale, che durava più di tre ore; ma ho cercato di mantenere la matrice dell’autore salvando, naturalmente, le bellissime arie, e musiche, che sono splendide.
Essere in scena nel teatro, e davanti al pubblico della mia città, io, oltre alla regia, interpreto il personaggio di Re Pancrazio, sono ovviamente costretto a dare il massimo della mia professionalità artistica.
Con questa operetta saremo in tournee sino ad Agosto, con la speranza di continuare il rapporto con la Compagnia Italiana di Operette. L’operetta è un genere di teatro, che non va molto di moda, lo ammetto; ma è una realtà, che, però, riesce sempre a riempire i teatri, come le compagnie delle quali fanno parte attori di rilievo, noi portiamo in scena cose più semplici, anche se la nostra compagnia è composta di circa 22 persone; ma riusciamo sempre ad avere un ottimo pubblico, che ci segue ovunque.
Concludo dicendo quindi Viva l’operetta,Viva la buona musica, e la tradizione italiana, perché l’operetta è quella, che ha dato vita, poi, alla commedia musicale”.
Massimiliano Bardocci
09:34
ottima ie bella intervista ! complimenti !