Il “caso Taddei” Una giornata di studi per la presentazione della prima edizione italiana de “L’uomo che cammina”, il libro dello scrittore livornese edito a New York nel 1940

15 marzo 2013 18:11 Commenti disabilitati

Ezio Taddei

Livorno – Il “caso Taddei”. Uno scrittore irregolare tra narrativa e storia  è il titolo del convegno che si terrà sabato 16 marzo, a partire dalle ore 9, al  Museo di Storia Naturale del Mediterraneo (via Roma 234), promosso da Comune, Provincia e Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea (Istoreco) di Livorno in occasione della pubblicazione del libro “L’uomo che cammina” dello scrittore livornese Ezio Taddei.

Edito dalla casa editrice Erasmo, il libro è inedito in Italia visto che la prima edizione del 1940 fu pubblicata a New York. La pubblicazione del volume di Taddei, promossa dal Comune e dall’Istoreco, rappresenta la prima di una serie di iniziative che intendono mettere al centro la riscoperta delle opere di letterati, poeti e commediografi livornesi.

Quella di Taddei è una figura complessa –al centro di un recente vivace dibattito tra gli storici-  la cui vicenda storica, politica e letteraria sarà discussa nel convegno da Franco Bertolucci (Biblioteca “F. Serantini” di Pisa), Catia Sonetti (direttore Istoreco di Livorno), David Bidussa (Fondazione Feltrinelli), Umberto Sereni (Università di Udine), Alberto Casadei (Università di Pisa), Franco Ferrucci (edizioni Erasmo, Livorno) e Giancarlo Bertonicini (Università di Pisa) che ha curato la postfazione del volume. La mattinata sarà introdotta e coordinata da Mario Tredici, assessore alle Culture del Comune di Livorno.

Scheda sul volume “L’uomo che cammina”

Chi era veramente Ezio Taddei? Personaggio tornato attuale grazie a una polemica recente tra gli storici e gli studiosi di letteratura italiana, viene adesso riproposto con la pubblicazione di un suo libro inedito in Italia “L’uomo che cammina” uscito nel 1940 a New York in italiano.

Nato a Livorno nel 1895 da famiglia agiata sin da giovanissimo si professa anarchico e, dopo aver preso parte alla prima guerra mondiale, dove viene decorato, viene incarcerato dai fascisti e condannato, tra carcere e confino, a 16 anni che sconterà in penitenziari e luoghi diversi. Il carcere era allora, per i sovversivi condannati, un luogo di formazione politica e ideologica e questo accadde anche con Ezio Taddei che incontrò, nel suo peregrinare nelle carceri fasciste, molti personaggi che avrebbero avuto un ruolo fondamentale nella storia dell’Italia del dopoguerra: Amendola, Pertini e tanti altri. Da questa esperienza nasce il romanzo autobiografico “L’uomo che cammina”, uno dei pochi esempi di letteratura dedicata alla vita nei penitenziari e nei luoghi di confino.

Nel 1939 Taddei espatriò e a New York, dove fu introdotto negli ambienti intellettuali e politici, fu amico di Arthur Miller e pubblicò la prima edizione de “L’uomo che cammina” che ebbe nella comunità di immigrati italiani un grande successo.

Rientrato in Italia continuò la sua attività di scrittore; il suo romanzo “Rotaia”, pubblicato da Einaudi fu particolarmente apprezzato da Italo Calvino. Iscrittosi al Partito Comunista fu attivo nella vita politico-culturale della capitale, dove divenne amico di molti intellettuali come Piovene, Alvaro.

Questa edizione del libro di Taddei, curata dal professor Giancarlo Bertoncini dell’Università di Pisa, nasce nel contesto della riscoperta di autori labronici promossa dall’Assessorato alle Culture del Comune di Livorno e dall’Istoreco (Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea nella Provincia di Livorno).

Molti sono i punti di interesse e di polemica. Uno tra tutti è il feroce anticomunismo di Taddei che dedica più capitoli alla vita carceraria del PCI dove con nomi e cognomi se ne condanna il settarismo e la crudeltà.

Non dimentichiamo che in quegli anni un vero abisso divideva gli anarchici dai comunisti che in più occasioni ne aveva fatto veri e propri nemici nella vita politica e militare.

Come il professor Bertoncini indica nella sua chiarissima postfazione l’autore precorre il Levi del “Cristo si è fermato ad Eboli” nella descrizione della vita del paese di Bernalda, in provincia di Matera, dove Taddei fu confinato e dove la vita dei “cafoni” viene descritta con grande verismo.

Nonostante il forte spirito di classe del fascismo e il divieto della polizia del regime ad esercitare la professione, viene ricordato con grande stima il lavoro del medico Maffi, socialista prima e comunista in seguito, a favore della popolazione di Bernalda.

Il duro giudizio di Luciano Canfora, nel suo libro “Antonio Gramsci in carcere e il fascismo”, su Ezio Taddei, accusato di essere al servizio dell’OVRA (la polizia segreta fascista) e di aver contribuito alla denigrazione di Antonio Gramsci in carcere, ha sollevato un dibattito nei mesi scorsi al quale hanno partecipato storici e giornalisti (Giuseppe Vacca, Paolo Mieli e altri).

Nota biografica su Ezio Taddei (a cura di Giancarlo Bertoncini)

Ezio Taddei (Livorno 1895-Roma 1956) dopo aver trascorso circa sedici anni in carcere o al confino durante il fascismo e dopo un soggiorno da esule negli Stati Uniti, una volta rientrato in Italia nel secondo dopoguerra ottiene la notorietà letteraria con la pubblicazione presso Einaudi di Rotaia, un ampio romanzo storico che si estende dalla prima guerra mondiale alla guerra d’Abissinia. L’attività letteraria e quella giornalistica (presso “l’Unità”) gli guadagnano l’amicizia di illustri scrittori, quali Alvaro, Jovine, Savinio, Piovene. Tra le altre opere spicca il romanzo “Il pino e la rufola” già uscito negli USA nel 1944; in esso Taddei ripercorre la nascita del fascismo con abile mano narrativa nella costruzione dell’opera, nella delineazione dei personaggi e delle varie classi sociali. Altri lavori propongono racconti brevi dal fulmineo e intenso realismo (C’è posta per voi, Mr. Brown!) o taglienti pamphlet ideologico-politici (E. Taddei, Vittorio Poccecai (Biografia d’un evaso dall’inferno di Tito) [nel sottotitolo: I crimini del titismo], Introduzione di V. Vidali, Trieste,1952).

Negli Stati Uniti era uscito il romanzo qui ristampato, L’uomo che cammina, che a New York aveva valso a Taddei l’amicizia di Arthur Miller. In forma autobiografica (in parte reale, in parte immaginaria) il protagonista del romanzo, alter ego dell’autore, narra in prevalenza le vicende di circa 16 anni passati tra carceri e luoghi di confino durante il fascismo, a partire dalla partecipazione ai moti di Genova del 1921 e in conseguenza della sua militanza anarchica. In questa peregrinazione il narratore incontra molti personaggi, tra i quali soprattutto detenuti politici, di ogni estrazione ideologica: anarchici come Ferruccio Scarselli, comunisti come Giovanni Roveda e Giorgio Amendola, socialisti come Sandro Pertini. Insieme con episodi di ribellione si rappresentano le durezze e le atrocità della detenzione, o le vessazioni e la violenza del fascismo, come l’uccisione di Gigli a Livorno. Con pagine che anticipano il Carlo Levi di Cristo si è fermato a Eboli, dal confino in Basilicata proviene la raffigurazione della vita miserrima dei ‘cafoni’ di Bernalda e della loro estraneità alle vicende e alle menzogne della storia ufficiale.
la redazione

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