Donata alla città di Livorno una scultura dell’artista peruviano Joaquin Roca Rey In occasione del centenario della nascita di Giorgio Caproni

19 luglio 2012 19:52 Commenti disabilitati

Amanda Sandrelli e Blas Roca Rey

Livorno – Le poesie di Giorgio Caproni, recitate dagli attori Blas Roca Rey e dalla moglie Amanda Sandrelli, accompagneranno, lunedì 23 luglio alle ore 18.30 l’inaugurazione, in piazza Caproni a Livorno, della scultura in bronzo “Flor de Chavin” dell’artista peruviano Joaquin Roca Rey.
Alla cerimonia, che sarà presieduta dal sindaco Alessandro Cosimi, sarà presente anche la signora Alessandra Andreassi, vedova dell’artista, nato a Lima nel 1923 e scomparso nel 2004 a Roma dove ha vissuto stabilmente dal 1963, alternando soggiorni a Carrara, Pietrasanta, Deruta e Livorno. Partecipa alla cerimonia anche l’assessore alle Culture del Comune di Livorno Mario Tredici.
La grande opera in bronzo (datata 1994, misura cm. 106×82), con la quale lo scultore ha voluto esprimere “la forza quasi bellicosa della poesia”, viene donata alla città dalla vedova e dai figli di Roca Rey, Blas e Sandra, in occasione del centenario della nascita di Caproni.

La scultura dell’artista peruviano Joaquin Roca Rey

Come spiegano gli eredi di Roca Rey, “nella struttura totemica trivalente di questa scultura, ogni seme rappresenta il germe della poesia epica, lirica e drammatica. Joaquìn Roca Rey ha lasciato un corpus di sculture e disegni, molti dislocati in musei, piazze e collezioni pubbliche di tutto il mondo, carichi di mistero ed immaginazione. Il suo linguaggio disincantato, ironico ed il senso tragico dell’esistenza e della morte che permeano le sue creazioni – sottolineano gli eredi dell’artista – sono straordinariamente affini al linguaggio del grande poeta Giorgio Caproni, che lui amava”.
Proprio per questo la scultura di Roca Rey (realizzata nel 1994) è stata donata alla città di Livorno perché venga collocata nella piazzetta dedicata al genio livornese nel centenario della sua nascita.

Joaquìn Roca Rey nasce a Lima nel 1923: frequenta l’Accademia Nazionale di Belle Arti di Lima, nella quale diventa più tardi professore.
Si appassiona alla scultura nell’atelier dell’artista spagnolo Victorio Macho, che frequenta durante gli anni della formazione e poi di Jorge Oteiza. Fin dell’inizio della sua attività, a metà degli anni ‘40, la sua scultura coniuga, con equilibrio ed armonia, ricerca formale ed espressività esistenziale dando luogo a forme essenzialmente simboliche. Nel 1949 vince una borsa di studio che gli consente di viaggire in Europa e segue il corso di Storia dell’arte all’Università degli studi di Firenze. Dopo aver soggiornato in Spagna, Portogallo, Francia e Belgio nel 1951 torna a Firenze dove studia le opere di Pisanello, Paolo Uccello e Piero delle Francesca, che lo influenzeranno profondamente.
Qui conosce la gallerista Fiamma Vigo che gli organizza una personale nella sua Galleria Numero, cui ne seguono altre nella Galleria Zodiaco a Roma, nelle Galleria Breteau a Parigi e nelle Galleria Biosca a Madrid.. Nel 1952 sposa a Roma Alessandra Andreassi, per poi tornare in Perù dove rimane fino al 1963. Da quell’anno si stabilisce definitivamente a Roma, alternando soggiorni a Carrara, Pietrasanta e Deruta. Nel 1953 è tra i finalisti del Concorso Internazionale per il Monumento al Prigioniero politico Ignoto, il cui progetto viene esposto alla Tate Gallery di Londra. Pur non risultando vincitore gli viene assegnato il premio Baltasar Gavilan per essere stato l’unico scultore sudamericano prescelto nelle selezioni. Dopo questo primo riconoscimento riceve incarichi per diverse opere pubbliche, tra cui il Monumento a Remòn e Panama (1955), le sculture degli Apostoli per la Chiesa di San Filipppo a Lima (1956), il Portone Monumentale del Cimitero di Lima (1957), L’Annunciazione per la Chiesa di Santa Rosa a Lima (1959).

Dal 1957 è insegnante di scultura presso la scuola d’arte dell’Università Cattolica di Lima e poi presso la Facoltà di Architettura di Lima.
Attraverso molteplici sperimentazioni articolate nell’uso di materiali diversi (legno, ferro e ottone) perviene a costruzioni formali di sintesi astratta, in impianti architettonici simmetrici, fondati su un vitalismo magico di memoria antropologica precolombiana. Al contempo ha un’intensa produzione grafica, ove la tematica svolta nella scultura acquista particolari toni narrativi visionari.

Nel 1967 riceve l’incarico per realizzare la statua dell’Inca Garcilaso della Vega a Villa Borghese a Roma.
Accanto all’attività artistica ha affiancato anche quella di Console del Perù prima, e poi di Consigliere culturale presso l’Ambasciata peruviana a Roma.
Per spazi pubblici ha realizzato monumenti che si trovano a Buenos Aires, Caracas, Genova, Lima, Panama, Roma, Tuoro sul Trasimeno e Viterbo.

Muore a Roma nel 2004.

la redazione

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