L’Arci La Rosa una fucina di campioni grazie a Laura Ferretti

25 maggio 2011 20:32 Commenti disabilitati

Laura Ferretti e Rachele Ignudi (foto gianpi)

Entro nella palestra del circolo Arci la Rosa e quante ragazze scivolano e roteano sul pavimento di marmo. Subitamente potresti parlare di confusione, ed, invece, ponendo maggior attenzione, ti accorgi che lo scivolare, roteare, girare in circolo su segni predisposti, hanno una loro logica e sincronia. Allargando l’orizzonte di vista, dalla parete di fronte ogni tanto una voce che indirizza, richiama, corregge le ragazze. La voce è quasi sommessa, però sicura che sarà ascoltata. Ti avvicini e guardando la figura femminile, proprietaria della voce, la memoria ti sovviene …

- Laura Ferretti. Pistoiese di nascita, diventa livornese per amore.

-  Prima per sport, poi per amore. Possiamo dire che, con lo sport, ho trovato anche l’amore.

- Per diventare una brava la pattinatrice, oltre alle doti tecniche, quanto influisce la pazienza?

- Lavoriamo con bambine con caratteri diversi. Bambine che non reagiscano, positivamente, ai richiami dell’allenatrice. Dobbiamo anche agire da psicologi, oltre che tecnici, all’inizio. Quindi la pazienza ha un ruolo importante.

- Quando inizia ad allenare una bambina, inizialmente vi sono difficoltà?

-         Come in ogni sport vi sono alcuni che hanno doti naturali e chi nò. Ed in quest’ultimi è più difficoltoso lavorare.

-         Ad una ragazza che vuole praticare questo sport, cosa gli dice inizialmente?

-  Che è uno sport fra i più completi, noi lavoriamo con tutte le parti del corpo. In altri sport sono predominanti le braccia, o le gambe, Da noi ogni parte del corpo è sollecitata. E non dimentichiamo la testa.

- Qual è la prima frase che gli dice una bambina?

Dove arriverò? Chi si affaccia al nostro sport è perchè lo ha visto in televisione, o lo ha visto dalle amichette. Da fuori sembra tutto facile, poi, indossato l’attrezzo, non troverà nulla di facile. Poi continuano con frasi tipo… quanto mi ci vorrà pèr imparare?… quale futuro avrò?

-         Nel tempo ha forgiato molte atlete, e fra queste molte campionesse. Quando la mattina si guarda nello specchio cosa si dice?

- Io sono molto orgogliosa dei risultati che le mie atlete hanno raggiunto. Alcune di loro hanno raggiunto il tetto del mondo. Non mi rivolgo mai frasi che riguardano la mia attività. Penso solo che, il mio lavoro, è un mix di insegnamenti tecnici, tenendo conto delle doti delle atlete. Le nozioni che impartisco sono uguali per tutti. Quindi, apprese da chi ha doti naturali, avrà la facoltà di esprimersi in modo migliore.

- Fra le sue atlete chi è quella che gli ha toccato, di più, la corda giusta? Non per le vittorie raggiunte; ma il fatto di essere entrate in sintonia con il suo credo.

-Da questo lato credo di essere stata fortunata, perché non ce n’è stata una sola. Ho iniziato quarant’anni fa ed ho avuto Elisabetta Vivaldi, campionessa europea, una campionessa del mondo, Letizia Tinghi, ed Enrica Gasperini, sul podio più alto in europa. Con queste atlete, avendo avuto più tempo da trascorrere con loro, in pista e fuori, si sono avvicinate di più al mio credo. O possiamo dire più vicine al cuore. Basti pensare che, con molte atlete, diventi una forma di confidente. Ti raccontano del loro fidanzato, la prima brucia a scuola. Fatti che, al di fuori della pista, fanno in modo di rafforzare il rapporto tra allenatrice ed atleta. Non vorrei dimenticare una grande campionessa, che non ho cresciuto io, ma mi ha scelto per poterla allenare. Parlo di Tania Romano, 15 volte campionessa del mondo, che da Trieste è venuta a Livorno.  Tania è arrivata da me già brava. Un’altleta, geneticamente, portata per lo sport. Superfluo che dica  che, per me, è un onore, allenare questa ragazza.

- C’ è stata un’atleta, su cui aveva creduto di potere puntare in alto, ed invece, con il tempo, qualcosa non è andato nel verso giusto?

-Ho avuto anche di questi casi. Anche dal fatto che non bastano le doti tecniche. Per fare un esempio: il modo con cui si affronta una gara. L’hai allenata, e ti ha dato le giuste risposte per ottenere  quel risultato. Poi, quando scende in gara, ti accorgi che, caratterialmente,  non è pronta per potere portare in pista il lavoro svolto negli allenamenti. Ma non puoi lasciar perdere. E capisci, che, oltre  a continuare a lavorare sul lato tecnico, devi lavorare sul fattore psicologico.

- Per Laura Ferretti allenatrice, che anno è stato il 2010?

- Molto impegnativo. A parte Tania Romano. Dovevamo riconquistare un titolo che avevamo perso nel 2009. E’ stata una rincorsa col tempo, non tanto sulla pista, quanto ricostruire l’autostima nell’atleta. Con altre ragazze abbiamo partecipato a vari campionati italiani ed europei. Il tutto stà a testimoniare, che, la nostra, è una bella scuola.

- Futuro?

- Con quest’anno, dal mio lavoro primario, presso le Poste Italiane, sono venuta in pensione, quindi fare l’allenatrice, che era il secondo lavoro, diventa il primo. Per trentatre anni,  appena terminato l’orario d’ufficio, la mia auto, che aveva imparato la strada, mi portava quà. Quest’anno affronto di nuovo il pattinaggio a tempo pieno. Mi sono accorta che, nonostante il tempo trascorso, lo faccio ancora con immenso piacere ed ho capito che ho fatto la cosa che mi è sempre piaciuta. E tutta la mia voglia di fare, ed i miei credi, l’ho trasmessi alle mie atlete. Non solo vincere, ma porsi sempre un traguardo, per poter, ogni giorno, avere la forza, e la volontà, per migliorarci.

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